Letteratura

Grand Hotel (vintage)
Lontano dall'Italia da decenni, ora­mai le mie visite acquis­tano sem­pre più il carattere di viaggi a carattere turistico con un'alta com­ponente di nos­tal­gia. Quando vengo in Italia mi capita spesso (e non per caso) di scoprire a qualche fiera del libro o a un mercatino dell'u­sa­to, libri, fumetti e riviste di vecchia data che, quando li sfoglio, mi riportano ai tempi lon­tani della mia infanzia e giovinezza.
Sfogliare le pagine di un vec­chio numero di Grand Hotel oggi diventa come un pro­me­moria: una lista di personaggi che hanno fatto parte, se pur pas­si­va­mente, di un periodo della mia vita. Chi l'avrebbe mai detto che attori diventati poi famosi come Claudia Cardinale, Giorgio Albertazzi, Sandra Milo e Massimo Girotti abbiano fatto dei fotoromanzi?
Ma quanti nomi oramai di­men­ticati si ritrovano su quelle pagine. Stellette del cinema o della canzone come Alessandra Panaro, Lorella de Luca, Joe Sentieri, Rik Battaglia – chi li ricorda?
La rivista Grand Hôtel si autodefinisce da 60 anni come il settimanale delle passioni, dei sogni e delle emozioni.
La storia inizia a Milano alla fine della guerra, quando i fratelli Domenico e Alceo Del Duca, proprietari della casa editrice Universo, il giornalista Matteo Macciò e pochi altri progettano in gran segreto un settimanale di storie d'amore a tavole disegnate a fumetti, formato maneggevole, a prezzo basso e per un pubblico popolare prevalentemente femminile.
Vede così la luce, nel giugno del 1946, il settimanale Grand Hotel. Sedici pagine al prezzo di 12 lire. Il successo è immediato: le 100 mila copie del primo numero vanno a ruba e si racconta che sia stato ristampato addi­rittura quattro volte.
Se all'inizio prevale il romanzo illustrato, realizzato da disegnatori come Walter Molino, subentra ben presto anche il fotoromanzo, un genere, una volta tanto, tutto italiano, rapidamente esportato in Europa, ma anche oltreoceano.
Il fotoromanzo è un particolare tipo di fumetto in cui i disegni sono sosti­tuiti da fotografie scattate ad attori su un set simile a quello cinemato­gra­fi­co. Per questo spesso il fotoromanzo è paragonato a un film statico.
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Il genere ha origine in Italia verso la fine degli anni quaranta grazie a allo sceneggiatore di fumetti Luciano Pedrocchi che riesce a convincere l'edi­tore Arnoldo Mondadori a fargli pubblicare una rivista, Bolero film, dedi­cata interamente ai fotoromanzi. Le trame di quei primi fotoromanzi sono tipicamente storie d'amore pensate per il pubblico popolare, paragonabili alle telenovelas della tv di oggi. Il successo fu immediato e generò una folta schiera di pubblicazioni simili, fra le quali la più famosa fu appunto Grand Hotel che abbandonò i fumetti per il nuovo genere.
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La fortuna del fotoromanzo fu massima nel decennio successivo, sia in Italia (dove Grand Hotel e Bolero Film arrivarono entrambe a tirature vi­cine al milione di copie) che all'estero (specialmente in America latina), mentre negli anni sessanta iniziò un lento e costante declino a causa della concorrenza della televisione.

Nonostante le numerose critiche al genere da parte degli intellettuali il fotoromanzo ebbe comunque il merito di avvicinare alla lettura una vasta fascia di popolazione che altrimenti non avrebbe avuto stimoli.