Arte/ Musica

La canzone napoletana
 
Con l'espressione canzone napoletana si intende la musica popolare originaria di Napoli. L'origine della canzone napoletana è da cercarsi intorno al 13. se­co­lo e si sviluppò sopratutto dalla fine del Cin­que­cen­to alla fine del Settecento. Fino ad allora la canzone napoletana era carica di contenuti positivi ed ot­ti­mis­tici e parlava della la vita, il lavoro e dei sentimenti popolari. Fra la se­con­da metà dell'Ot­to­cento e la prima metà del Novecento, si introdussero ele­men­ti pessimisti e drammatici e perse molto del suo spirito originario. In quel periodo i maggiori mu­sicisti e poeti locali si ci­men­ta­va­no nella com­po­si­zio­ne di numerose canzoni.
Il periodo più importante della canzone napoletana fu intorno ai primi dell'800 quando la canzone „Palummella zompa e vola“ fu addirittura proibita per i suoi evidenti contenuti sovversivi, poiché al­lu­deva alla libertà, ed infatti gli autori ne cam­bia­ro­no il testo, ma il popolo napoletano continuò a cantarne la musica a bocca chiusa.
La canzone napoletana del 19° secolo, chiaramente derivata dall’opera ita­lia­na, veniva in quell’epoca universalmente riconosciuta come la canzone ita­lia­na popolare per eccellenza. Il primo esempio del genere, „Te voglio bbene assaje“, scritta nel 1835 da Raffaele Sacco su musica di Gaetano Donizetti, fu cantata all’annuale festival di Piedigrotta. Questa canzone, assieme a „Santa Lucia", anch’essa canzone di enorme successo, diede origine nel 1849 allo stile che fu in grado di con­quis­tarsi enorme riconoscimento.
Da allora, le melodie della canzone Napoletana cos­ti­tuirono una parte fon­da­mentale del repertorio di ogni can­tante, indipendentemente dal suo genere. Le celebrazioni della festa di Piedigrotta erano l'oc­ca­sio­ne ideale per l'esi­bi­zione dei nuovi pezzi, che vedevano tra gli autori personalità quali Sal­va­tore di Giacomo, Libero Bovio, E.A. Mario, Ferdinando Russo, Ernesto Murolo.

La canzone „Te voglio bbene assaje“ è del 1835 e segna l'inizio del periodo d'oro della canzone napo­le­tana.
„TE VOGLIO BBENE ASSAJE"

Santa Lucia“ fu scritta da Teodoro Cottrau e pubblicata come "barcarola" a Napoli nel 1849. Lo stesso Cottrau la tradusse in italiano, facendola di­ventare la prima canzone napoletana tradotta nella lingua di Dante. I versi del brano celebrano il pitto­res­co aspetto del rione marinaro di Santa Lucia. La canzone divenne immediatamente un successo nazionale, conoscendo un trionfo che la rese famosa anche all'estero
Enrico Caruso canta „SANTA LUCIA"

Le canzoni di successo avevano entusiasmato prima il pubblico di Piedigrotta, per poi passare alla con­quis­ta di Roma. Cinquant’anni dopo „Santa Lucia“ e la canzone „O Sole Mio“ di Di Capua ricevevano gli applausi scroscianti del pub­blico. Fu poi il turno di „Maria, Mari“, „Vieni Sul Mar“, „Marechiare“, e di tante altre canzoni che stregarono Caruso, Mar­ti­nelli, Schipa e Ponselle.

I' te vurria vasà“ (Parole di: Vincenzo Russo, Musica di Eduardo Di Capua) è del 1876.
Tito Schipa canta „I' TE VURRIA VASÀ"

'O sole mio“, forse la più famosa delle canzoni napoletane fu pubblicata nel 1898. Giovanni Ca­pur­ro, giornalista, redattore delle pagine culturali del quotidiano „Roma" di Napoli, scrisse i versi della canzone affidandone la composizione musicale a Eduardo Di Capua.
Luciano Pavarotti canta „'O sole mio"

'Core 'ngrato' fu scritta nel 1911 dall'emigrato napoletano Alessandro Sisca, cresciuto a New York. In seguito fu musicata da Salvatore Cardillo. Arrivata a Napoli, Core 'ngrato ebbe una grande presa sul pubblico e divenne la prima canzone napoletana di successo proveniente dall'America.
Giuseppe di Stefano canta „Core 'ngrato"

Santa Lucia luntana“ (E. A. Mario) è del 1919. In quel periodo milioni di Italiani lasciarono la patria per emigrare in paesi oltre Atlantico. Molti di loro erano napoletani, che riversarono nelle loro canzoni tutta la loro nostalgia.
Massimo Ranieri canta „Santa Lucia luntana"
Partono 'e bastimente
pe' terre assaje luntane...
Cántano a buordo:
só' Napulitane!
Cantano pe' tramente
'o golfo giá scumpare,
e 'a luna, 'a miez'ô mare,
nu poco 'e Napule
lle fa vedé...
Santa Lucia!
Luntano 'a te,
quanta malincunia!
Se gira 'o munno sano,
se va a cercá furtuna...
ma, quanno sponta 'a luna,
luntano 'a Napule
nun se pò stá!
E sònano...Ma 'e mmane
trèmmano 'ncopp''e ccorde...
Quanta ricorde, ahimmé,
quanta ricorde...
E 'o core nun 'o sane
nemmeno cu 'e ccanzone:
Sentenno voce e suone,
se mette a chiagnere
ca vò' turná...
Santa Lucia
............
Santa Lucia, tu tiene
sulo nu poco 'e mare...
ma, cchiù luntana staje,
cchiù bella pare...
E' 'o canto d''e Ssirene
ca tesse ancora 'e rrezze!
Core nun vò' ricchezze:
si è nato a Napule,
ce vò' murí!
Santa Lucia,
............

In pieno novecento la canzone sopravvive grazie al ruolo primario del Fes­ti­val di Napoli, che tra querelle e scandali riesce a imporre la sua canzone in tutta Italia prima ancora che si affermasse il Festival di Sanremo.

Anema e core“ è una canzone del 1950, com­pos­ta dal musicista Salve D’Esposito e dal paroliere Tito Manlio. Fin dagli anni cinquanta la canzone riscosse molto successo presso il grande pubblico, sia in Italia che all’estero.
Roberto Murolo Schipa canta „ANEMA E CORE"

Malafemmena (canta Giacomo Rondinella)
Totò
Malafemmena è una canzone scritta da Totò nel 1951 in occasione del con­corso di Piedigrotta La Can­zo­netta 1951 e fu cantata da Mario Abbate. Fu portata al successo da Giacomo Rondinella. Ne ebbe un grande successo anche l'in­ter­pre­ta­zione di Teddy Reno nel film „Totò, Peppino e... la malafemmina“ di Camillo Mastrocinque (1956).

Maruzzella, scritta nel 1955 è una canzone d'amore intensa e strug­gen­te. „Maruzzella“ è il vezzeggiativo di Marisa, ma in napoletano ha anche altri significati, da "chiocciolina" a piccola ciocca di capelli arricciata, a treccia. La canzone è un classico del repertorio napoletano. La canzone ha avuto anche una notevole fortuna in campo ci­ne­ma­to­gra­fico, dal film di Luigi Capuano del 1956 con Marisa Allasio, Massimo Serato e Renato Carosone, alla intensa interpretazione di Anna Magnani nel film "Nella città l'inferno" di Renato Cas­tellani (1959), all'inclusione nella colonna sonora di "Mean Streets" di Martin Scorsese (1973).
Maruzzella

La parabola storica della canzone napoletana ter­mi­na nella seconda metà de­gli anni '60, quando il Festival entra in crisi (si conclude nel 1970) e la can­zo­ne perde ogni legame col suo retaggio classico divenendo espressione del sottoproletariato urbano. La fama di questo genere rimane però immutata nonostante il passare del tempo, e tutti i cantanti affermati inseriscono re­golarmente alcuni tra i pezzi più famosi nel loro repertorio seguendo le orme di Enrico Caruso e Beniamino Gigli.
 
 
canzone napoletana e siciliana
Canzone napo­le­ta­na & si­ci­lia­na (Do­me­ni­co Mo­dugno)
Canzone na­po­le­ta­na (Be­nia­mi­no Gigli)
Anema e core
I classici della can­zo­ne na­po­le­tana
Anema e core
Anime napo­le­ta­ne (Sal da Vinci)