Cinema/ media

Una pura formalità (1994)


Giuseppe Tornatore (Bagheria, 27 maggio 1956) è un regista, sce­neg­gia­tore, produttore cinematografico e montatore italiano. Tra i numerosi pre­mi ha vinto un Golden Globe, un Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes, due premi BAFTA e 10 David di Donatello. Il suo film Nuovo Cinema Paradiso vinse l'Oscar come miglior film in lingua straniera.

Una pura formalità viene da molti considerato il miglior film di Tor­na­to­re. Anche il più sottovalutato e a suo tempo il meno compreso, perché era venuto sullo schermo subito dopo un altro capolavoro, il film „Nuovo cinema paradiso“, e Tornatore aveva cambiato completamente stile, tematica e approccio. 
Nel film Una pura formalità Tornatore racconta una storia che parte sot­totono e diventa man mano più complessa. In sintesi: durante un tre­men­do tem­po­ra­le un uomo viene condotto davanti a un commissario. È sospettato di omicidio e, nonostante neghi tutto, molti indizi lo indicano come colpevole. Eccellente la recitazione sia di di Roman Polanski (il commissario) che di Gerard Depardieu (l'accusato).
Della trama è meglio non rivelare troppo. In una notte di tempesta si sente un colpo di pistola. Un uomo corre sotto la pioggia in un bosco in evidente stato di confusione, le vesti infangate e senza documenti. Alcuni gendarmi lo fermano e lo conducono quindi presso il loro avamposto, un fatiscente edificio da fine del mondo. All'arrivo del commissario, questi gli spiega che deve trat­tenerlo solo per una formalità, spiegandogli poi che quella notte, nei dintorni, „è stato commesso un omicidio“.

Alle prime domande lo sconosciuto si presenta come Onoff, scrittore di fama, di cui lo stesso commissario è un ammiratore, che però non lo riconosce, in quanto Onoff era conosciuto per la sua lunga barba. Inizia per Orloff un do­lo­rosissimo interrogatorio che vede Roman Polanski nei panni di un astuto Com­missario, che a poco a poco riesce a far luce sul caso.

La storia ha tutti i requisiti di un thriller: una vittima (chi?), un assassino (Orloff?), un mistero da risolvere. All’interno di un ricco simbolismo il pro­ta­go­nista lotta essenzialmente contro la propria identità e memoria, poi­ché „ricordare è come un po’ morire. Tutto ritorna anche se non vuoi“. 
Pane e tulipani - trailer

Orloff ricorda solo lentamente, a poco a poco, quello che è successo. La bur­rascosa giornata precedente, nella quale ha avuto una brutta lite con Paola, sua segretaria ed amante, e che in seguito si è tagliato la barba. Ricorda anche di trovarsi in piena crisi artistica che gli impedisce di scrivere nuovi libri, fino al punto da desiderare di essere dimenticato da tutti. Confessa dunque una verità che il commissario sembrava avere già compreso fin dall'inizio.

A questo punto interrompo il racconto per non togliere al lettore la sorpresa di un inatteso finale ...
 
 
Pane e tulipani