Letteratura

I promessi sposi
Alessandro ManzoniAlessandro Francesco Tommaso Manzoni (Milano, 7 marzo 1785 – Milano, 22 maggio 1873) fu un scrittore e poeta italiano. È considerato uno dei maggiori ro­man­zie­ri e poeti italiani di ogni tempo, prin­ci­pal­men­te per il romanzo I promessi sposi, la sua opera più conosciuta ed ancor oggi un caposaldo della letteratura italiana.
La vicenda è ambientata in Lombardia tra il 1628 e il 1630, al tempo della dominazione spagnola, negli anni di una grande epidemia di peste. I due pro­ta­go­nisti
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sono Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, due giovani di umile con­di­zio­ne che vivono in un paesino nei pressi del lago di Como e che pro­gettano di sposarsi. Alla vigilia del loro matrimonio, il capriccio del potente don Rodrigo, un signorotto del luogo, manda all'aria tutto. Egli scommette con il cugino che riuscirà ad im­pos­ses­sar­si di Lucia Mondella.
Don Abbondio, il curato che deve celebrare il matrimonio, è minacciato dai bravi, gli sgherri di don Rodrigo, e per paura si sottrae al suo impegno. Per un caso fortunato, Lucia sfugge al rapimento ordito da don Rodrigo e con l'aiuto di Fra Cristoforo si rifugia a Monza, in un convento. Qui la su­pe­rio­ra Suor Gertrude, alla cui protezione è affidata, la inganna, e permette che venga rapita dagli uomini di un criminale, l'Innominato, a cui si è rivolto don Rodrigo. Portata al castello dell'Innominato, Lucia riesce a commuovere l'animo di quell'uomo indurito da tante crudeltà, ma anche tormentato dai rimorsi. L'Innominato si pente e si converte alla fede davanti al cardinale Federigo Borromeo.
I Promessi Sposi (1941) di Mario Camerini_1/8
Lucia è libera e, insieme alla madre, viene ospitata nella casa di don Ferrante a Milano. Nel corso di questi avvenimenti Renzo, che ha rag­giun­to Milano, viene coinvolto in una protesta contro la mancanza di pane e sta per essere arrestato, ma la folla lo aiuta a fuggire. Riesce poi ad arrivare a Bergamo e a trovare ospitalità e lavoro presso un cugino.
Intanto agli orrori della guerra si aggiungono quelli della peste: i Lanzi­che­necc­hi, le truppe mercenarie dell'esercito imperiale (calate in Lombardia dalla Germania per dare man forte alla Spagna contro il Ducato di Savoia e la Francia), diffondono il con­ta­gio.
A causa della peste Milano perde la maggior parte dei suoi abitanti. Anche Renzo e Lucia si ammalano Don Abbondio, Renz, Luciama riescono a guarire. Fi­nalmen­te do­po tan­te tra­gi­che vi­cen­de, i due pro­mes­si spo­si si in­con­tra­no nel Laz­za­ret­to di Mi­la­no, il luo­go do­ve ven­go­no por­ta­ti i ma­la­ti di pes­te e dove Renzo, disperato, è andato a cercare Lucia. Con l'aiuto di Fra Cristoforo riescono a su­perare gli ostacoli che ancora si frappongono al loro matrimonio e si spo­sa­no. Si stabiliscono in un paese del Bergamasco e la loro vita diviene „da quel punto in poi, una delle vite più tran­quil­le, delle più felici e delle più invidiabili“. Renzo acquista con il cugino una piccola azienda tessile e Lucia, aiutata dalla madre, si occupa dei figli. Don Rodrigo invece muore a causa della peste.
Una prova di lettura
KAPITOLO 1: Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello spor­gere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'oc­chio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.
La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende ap­pog­gia­ta a due monti contigui, l'uno detto di san Martino, l'altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome più oscuro e di forma più comune. Per un buon pezzo, la costa sale con un pendìo lento e continuo; poi si rompe in poggi e in valloncelli, in erte e in ispianate, secondo l'ossatura de' due monti, e il lavoro dell'acque. Il lembo estremo, tagliato dalle foci de' torrenti, è quasi tutto ghiaia e ciottoloni; il resto, campi e vigne, sparse di terre, di ville, di casali; in qualche parte boschi, che si prolungano su per la montagna. Lecco, la principale di quelle terre, e che dà nome al territorio, giace poco discosto dal ponte, alla riva del lago, anzi viene in parte a trovarsi nel lago stesso, quando questo ingrossa: un gran borgo al giorno d'oggi, e che s'incammina a diventar città.
 
 
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di Alessandro Manzoni

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